Bravate di Guerra Fredda nel Pacifico

Bravate di Guerra Fredda nel Pacifico

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Prima è arrivata al Congresso la richiesta formale [in inglese] da parte del Dipartimento della Difesa per un  assegno di 20 miliardi di dollari per aumentare la propria presenza in tutto il Pacifico. Un mese dopo la Marina degli Stati Uniti ha inviato tre navi da guerra [in inglese] (e una della sempre fedele Australia) nelle acque al largo della Malesia, perché una nave cinese non armata stava conducendo delle rilevazioni sismiche di routine in un’area che si pensa contenga significativi giacimenti.

Poi ci sono stati due mesi di pausa, almeno sul fronte militare. Sono andate avanti rapidamente spettacolari denunce, proibizioni, divieti e sanzioni.

All’inizio di luglio, il Pentagono ha inviato nel Mar Cinese Meridionale due gruppi di attacco su portaerei per la sua ultima e più grande esercitazione di “libertà di navigazione” [in inglese], proprio mentre la Marina cinese stava facendo delle esercitazioni nelle vicinanze. La scorsa settimana è arrivata la ciliegina sulla torta: Mike Pompeo, il nostro stupido Segretario di Stato, ha affermato [in inglese] che le varie rivendicazioni della Cina nel Mar Cinese Meridionale sono “completamente illegittime”.

E’ stata una brusca deviazione dalla precedente simulazione di neutralità di Washington sulla questione della giurisdizione sulle acque dove si intersecano le dichiarazioni di sovranità. E’ stato accolto in alcuni uffici [in inglese], non ultimo il governativo New York Times, come apertura delle porte verso una guerra per conto di quelle nazioni (Malesia, Filippine, Vietnam, Brunei) che contestano le rivendicazioni della Cina.

Mappa delle rivendicazioni sul Mar Cinese Meridionale, 2002, Voice of America (Wikimedia Commons)

Cosa sta accadendo

Ora facciamo attenzione. Che cosa sta accadendo davanti ai nostri occhi?

Il Pentagono otterrà il suo assegno. Mentre parliamo, il Congresso discute [in inglese] su quanto e quando spendere in ciò che chiama la nostra Iniziativa di Deterrenza nel Pacifico. Gli Stati Uniti stanno per comprare una presenza militare nel Pacifico occidentale molto potenziata e molto più visibile. Assicuratevi di pagare le tasse, lettori.

L’invio di navi da guerra per controllare l’imbarcazione scientifica cinese è stata una vera stupidaggine. I Malesi si sono dimostrati gli unici intelligenti quando hanno detto alla Marina americana [in inglese] in viaggio, grazie mille.  Non ne verrà fuori assolutamente nulla.

Idem la bravata del gruppo di portaerei all’inizio di questo mese. Come la sciocchezza al largo della costa malese, questa era – come indica l’espressione – comportarsi male un po’ alla maniera dei bambini. L’elemento di spettacolo è impossibile da non cogliere. Non c’è altro significato da discernere.

E la grandiosa assicurazione di Pompeo che l’America pronta a partire stia dalla parte di coloro che stanno cercando una giusta sistemazione della questione nel Mar Cinese Meridionale? Questa è l’espressione più vuota di tutte. Gli Stati Uniti non hanno alcuna legittimazione ad agire nella questione del Mar Cinese Meridionale. Non è parte di alcuna rivendicazione.

Come ha proprio chiarito la Malesia, coloro che hanno diritto di rivendicazione intendono negoziare a livello multilaterale e hanno zero desiderio di vedere l’America fare una escalation che porti ad un confronto armato.

Nuove circostanze

Tenenti durante le esercitazioni sul sottomarino ad attacco rapido USS Topeka; Naval Submarine Training Center Pacific, Santa Rita, Guam, 14 luglio 2020. (Marina degli Stati Uniti, Kelsey J. Hockenberger)

Detto questo, ultimamente gli sviluppi nel Pacifico ci lasciano in nuove e poco desiderabili condizioni.

Si parla di una “nuova Guerra Fredda” o di “Seconda Guerra Fredda” da quando gli Stati Uniti hanno provocato il colpo di Stato in Ucraina sei anni fa, e poi hanno guardato andare dritto all’inferno il loro progetto mal valutato. Non è più un modo di dire o un “forse” da usare al condizionale. Ora abbiamo dato il via a una nuova Guerra Fredda con la Cina (mentre teniamo in piedi quella in corso con la Russia). E’ iniziata, e non sembra essere reversibile.

Tra parentesi, che lavoro ha fatto la classe dirigente di questo Paese sulla coscienza collettiva a partire dal redditizio tumulto del periodo del Vietnam. Nessuno scende in strada per l’inizio della nostra nuova Guerra Fredda. Metà o più di coloro che dovrebbero opporsi a questa farsa, sono tutti a favore.

Questo è il quadro in cui noi dobbiamo comprendere tutti gli altri complementi: le sanzioni, gli spregevoli attacchi a Huawei [in inglese] (la società cinese di telecomunicazione leader del mercato), la persecuzione di ricercatori e di studenti cinesi [in inglese], in definitiva l’antica xenofobia. Ora sono in esame indiscriminati divieti per i visitatori cinesi [in inglese], così come ci sono piani per bloccare gli investimenti cinesi negli Stati Uniti. Possiamo aspettarci un pacchetto completo, a quanto pare. L’Amministrazione Trump sta anche considerando di sospendere i visti in essere e proibirne [in inglese] di nuovi ai membri del Partito Comunista Cinese.


Un’altra disastrosa Guerra Fredda

Chi ricorda la prima Guerra Fredda conoscerà abbastanza bene gli oneri da sostenere, tutte le opportunità perse. Chi non se ne ricorda, lo sta per imparare. Si rivelerà disastrosamente dispendiosa e orribilmente alterante della visione del mondo americana, com’è stata l’ultima volta.

Falchi surreali dello stampo di John Bolton o pazzi “della fine del mondo” come Pompeo sembrano accarezzare le fantasie di un conflitto aperto con i Cinesi. E difatti noi ora vivremo di nuovo con la prospettiva snervante di una guerra scatenata per caso o per errore. Altrimenti, questa guerra rimarrà fredda, per la semplice ragione che chiunque di buon senso a Washington sa che gli Stati Uniti non possono verosimilmente vincere una guerra contro la Repubblica Popolare.

Membri di servizio degli Stati Uniti della Defense POW/MIA Accounting Agency trasportano un feretro durante una cerimonia di rimpatrio. Da Nang, Vietnam, 8 luglio 2018. (U.S. Navy, Claire Farin)

Dimentichiamoci Tennyson e il suo “Brigata Leggera”: il Pentagono si chiederà immediatamente, se gli viene ordinato, perché combattere o morire in uno scontro inutile e destinato a fallire contro le forze cinesi, che sono sempre più ben armate, quasi interamente in risposta alle costanti affermazioni di potere da parte degli Stati Uniti in Asia orientale.

Qualcuno pensa sul serio che le forze armate americane, non importa quanto costosamente equipaggiate, combatterebbero contro la Cina per conto dei Malesi, dei Vietnamiti, dei Filippini e dei Bruneiani? E’ fuori questione. Non riguarda queste persone. E non riguarda neanche la sicurezza delle rotte marittime, che sono sicure. Riguarda l’infelice progetto di mantenere la supremazia americana nel Pacifico, e non si può immaginare una campagna più invincibile.

Ora è inciso nella coscienza americana che gli Stati Uniti hanno vinto la prima Guerra Fredda quando è crollata l’Unione Sovietica. Io non ho mai sottoscritto questa versione del risultato. L’Unione Sovietica è crollata a causa di disfunzioni interne precedenti di molto la Guerra Fredda. E gli Stati Uniti hanno perso molto durante quei decenni, è una vittoria di Pirro, se mai ce n’è stata una.

Questa volta tale mitologia non reggerà. L’America sta già perdendo il suo secondo giro di Guerra Fredda. Prendiamo in consideriamo due buone misure di questa realtà.

Partnership strategica Cina e Iran

Regione indo-pacifica (Wikimedia Commons)

Proprio mentre all’inizio di questo mese il Pentagono stava sfilando con una immensa flottiglia nel Mar Cinese Meridionale, abbiamo appreso che la Cina e l’Iran stanno per entrare in una “partnership strategica” di 25 anni che 1) salverà la Repubblica Islamica dalle devastazioni della campagna di “massima pressione” da parte di Washington e 2) amplierà in maniera significativa in Medio Oriente la Nuova Via della Seta. Sul sito oilprice.com c’è la storia in dettaglio, disponibile a questo link [in inglese].

Si tratta di un accordo straordinario per la portata di quanto prevede. In tranche da centinaia di miliardi di dollari, a partire da 400 miliardi nei primi cinque anni, la Cina investirà in Iran nei settori di energia, petrolchimico, trasporti, manifatturiero, elettricità e infrastrutture. Tutto questo sarà collegato con le città terminali della Nuova Via della Seta nella Cina occidentale attraverso le repubbliche centro-asiatiche. La Cina avrà anche sconti fino a un terzo del valore sull’acquisto dell’energia iraniana, e potrà pagare in valute diverse dal dollaro.

Un accordo di questo tipo è stato in negoziazione a intermittenza per quattro anni, con un balzo in avanti nelle trattative dovuto in parte alle preoccupazioni della Cina sulle sanzioni americane. Ora Pechino sembra minimizzare queste minacce, ed è una svolta interessante. La scorsa settimana Teheran ha concordato inaspettatamente l’estensione dell’accordo alla cooperazione militare aerea e navale. Anche la Russia aggiunge queste ulteriori disposizioni. Questo è ciò che ottengono gli Americani per aver sabotato l’accordo del 2015 che regolava le attività nucleari iraniane.

Consideriamo ora la relazione in continua evoluzione tra Cina e Russia, che ha guadagnato in profondità e ampiezza da quando nel 2014 Mosca e Pechino hanno firmato un accordo sul gas naturale [in inglese] dal valore di 400 miliardi di dollari, tre mesi dopo il colpo di Stato alimentato dagli Stati Uniti a Kiev, e non è stata una coincidenza. A questo punto entrambe le parti sembrano parlare di rafforzare i legami e aumentare la cooperazione.

Il Ministro degli Affari Esteri russi Sergei Lavrov (a sinistra) e il Presidente Vladimir Putin in un incontro con il Ministro degli Affari Esteri cinese Wang Li nel 2017. (Presidenza della Russia)

La condotta statunitense sta spingendo questa partnership, come dicono senza mezzi termini entrambe le parti. E’ stato il colpo di Stato in Ucraina che ha indotto Mosca a rivolgersi ad est, e sono le costanti provocazioni del Pentagono in Asia orientale che ha fatto virare Pechino nella direzione opposta.

“Gli Stati Uniti hanno perso testa, principi morali e credibilità” ha detto lo scorso weekend [in inglese] il Ministro degli Esteri Wang Yi durante una conversazione con Serghei Lavrov, la sua controparte russa. Questa osservazione piacevolmente diretta seguiva di una settimana uno scambio telefonico tra il Presidente Xi Jinping e Vladimir Putin, in cui il primo avrebbe detto [in inglese] che le due nazioni “dovrebbero opporsi fermamente contro l’egemonia e l’unilateralismo”. Di cosa stavano parlando?

C’è molto da leggere in questo momento. Il mondo è cambiato molto da quando la Prima Guerra Fredda ha fatto il suo corso. Le nazioni emergenti ora formano dei poli di potere alternativi. I mercati occidentali non sono più gli unici mercati a cui queste nazioni possono rivolgersi. Le vecchie dipendenze si stanno rompendo, nuove alleanze si stanno formando. Come argomentato seriamente in questo spazio, la parità tra Occidente e Non-Occidente è un imperativo del XXI secolo. Questo è come sarà.

I leader americani e molti Americani, sebbene non affatto tutti, distolgono lo sguardo mentre il mondo oltre le nostre coste ci sollecita a vedere queste realtà. Washington semplicemente non vuole sapere che ora è. Noi non siamo, di conseguenza, destinati ad entrare dolcemente nel nostro nuovo secolo, quando alla fine siamo costretti a farne parte. Avremo la nostra nuova Guerra Fredda, e la perderemo.